Il matrimonio
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Il matrimonio.
Cominciamo la settimana con un post ‘leggero’, occupandoci di alcune curiosità del rito del matrimonio nel solito stile di questo blog.
I matrimoni contengono più rituali occulti di qualsiasi altra usanza nella vita moderna.
Quasi tutto ciò che circonda la cerimonia nuziale, dalla processione delle damigelle d’onore allo scambio di anelli, è radicato nel soprannaturale.
Il ruolo della damigella d’onore è iniziato nell’antica Roma come un modo per distrarre gli spiriti maligni dalla sposa felice.
Le stesse spose romane iniziarono ad indossare veli per nascondersi dalle forze malvagie.
Ma solo la sposa può indossare il bianco, che gli antichi greci consideravano il colore della gioia.
Le spose greche hanno persino dipinto il corpo di bianco la notte prima della cerimonia, un’usanza che si ritrova anche tra le culture tradizionali dell’Africa del sud.
Utilizzando l’antico sistema della “magia simpatica”, le spose inglesi dovrebbero indossare un oggetto appartenente a una donna più anziana, felicemente sposata, per ereditare la sua fortuna.
Si dice ancora oggi che nelle occasioni che contano bisogna vestirsi con qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo e qualcosa di preso in prestito.
La cerimonia del matrimonio brulica di simbolismo mitico.
Nell’antico Egitto, il cerchio era considerato un simbolo di eternità; questo si è trasformato nell’anello nuziale per rappresentare un’unione senza fine.
L’anello, scrisse lo studioso occulto Manly P. Hall, è stato a lungo considerato il simbolo del raggiungimento, della perfezione e dell’immortalità perché il cerchio di metallo prezioso non aveva né inizio né fine.
L’anello deriva anche da un serpente arrotolato che si morde la coda, che rappresenta un’unione di scopo trascendente e mondano.
Il primo uso delle fedi nuziali appare nelle antiche cerimonie ebraiche, anche se la pratica si ritrova anche nella cultura greca e romana.
Oggi, la torta è una delle parti più decorate (e costose) della cerimonia nuziale.
Nel folklore dell’Europa orientale, tuttavia, la torta non viene mangiata, ma indossata.
Simboleggia la vita e il sostentamento fisico, il pane o le torte sono cuciti negli abiti delle spose polacche o a volte indossati sui bracciali.
Secondo l’antica tradizione scozzese, una damigella d’onore può sognare il suo futuro marito passando un po’ di torta nuziale attraverso l’anello della sposa, inserendola nella calza sinistra e poi sotto il cuscino.
La pratica evocativa di calpestare un bicchiere di vino nella cerimonia nuziale ebraica viene spesso spiegata come ricordo della distruzione del tempio nel 70 d.C.; è un ricordo di amarezza in mezzo alla gioia.
Ma questa pratica ha radici diverse.
Gli antichi Indù avevano un rito simile e credevano che frantumare un contenitore cavo potesse spaventare gli spiriti malvagi.
Inoltre, la rottura rappresentava la virilità del maschio e la “sottomissione” della donna.
Tra alcuni tradizionalisti, il lancio del riso rimane parte dei festeggiamenti.
Questa usanza è nata nelle culture vedica e cinese, dove il riso è simbolo di prosperità e fertilità.
Il riso è stato gettato per placare o distrarre demoni e spiriti e augurare molto alla coppia (gli antichi romani gettavano noci e frutta).
Lo sposo porta sua moglie oltre la soglia, che i Romani credevano brulicante di spiriti maliziosi.
Fra i rituali che fanno parte dei festeggiamenti nuziali ve ne uno che si chiama “saltare la scopa”.
La pratica è radicata in un’antica usanza africana in cui gli sposi saltano letteralmente sopra una scopa per dimostrare che uno di loro non è uno spirito del male.
Nel folklore dell’Africa occidentale e centrale, così come nel Medioevo europeo, le streghe malvagie o gli spiriti malvagi non resistono a contare tutte le setole di ginestra che formano la scopa; così lo spirito malvagio travestito da sposo o da sposa verrà smascherato.
Questa tradizione si estende ai vampiri: se siete inseguiti da un vampiro, potete lanciare a terra una manciata di ciottoli o una corda annodata; la creatura malvagia deve fermarsi per contare i ciottoli o sciogliere i nodi.
Infine, cosa c’è, oltre al bel tempo, dietro l’abitudine di organizzare matrimoni a giugno?
Anche questa usanza affonda le sue radici in una tradizione del passato, un antico detto romano dice infatti;
“Prosperità per l’uomo e felicità per la cameriera quando si sposò in giugno”.
Come il sesto mese dell’anno, giugno possiede un significato numerologico.
Gli antichi greci credevano che ‘l’esad ‘, un insieme di sei punti, rappresentasse il matrimonio perché è formato dall’accoppiamento di due triangoli a tre punte: uno maschile, l’altro femminile, che si riflette nella Stella di Davide.
Il nome di giugno prende il nome da Giunone, moglie di Giove e custode della femminilità e del matrimonio.
Quando ci si sposa nel suo omonimo mese, insegnarono i Romani, Giunone veglia su di te con gioia.