Il gatto

Secondo la tradizione non si può essere completamente streghe o stregoni se non si ha un famiglio.
I ‘famigli’ nella tradizione religiosa popolare erano i demoni minori che fungevano da servitori o da tramite con gli spiriti a chi esercitava le arti occulte.
Essi prendevano le sembianze di animali e principalmente gatti, gufi, corvi, cornacchie, civette, rospi e furetti.
Tali famigli venivano, per tradizione, affidati alla strega direttamente dal diavolo, comprati o ereditati.
I famigli però non erano considerati soltanto come esseri negativi o demoniaci, in alcuni luoghi della Germania si pensava che esistessero famigli più benevoli che servivano uomini e donne particolarmente saggi che erano maghi o capi villaggio.
Questi esseri aiutavano a diagnosticare le malattie e gli effetti di una frattura ed erano usati per la divinazione e come catalizzatori delle magie.
I maghi li facevano apparire nei rituali, poi li imprigionavano in bottiglie, anelli o pietre.
Ed è proprio di uno di questi animali, considerato da sempre come il fedele compagno di streghe e stregoni (meglio se nero) l’oggetto di questo articolo: il gatto.
Esso è un essere lunare, è l’umido, il femminile, la terra, il notturno, contrapposto al maschile, a tutto ciò che è solare.
È ritenuto un animale empatico per le sue capacità sensitive tra le quali quella di captare le energie negative dell’ambiente e di catalizzarle su di sé, per questo motivo viene considerato terapeutico per l’uomo.
Il Gatto racchiude in sé il lato istintivo della Natura, è un animale libero e indipendente.
Perciò è un essere privilegiato per il suo lato criptico e segreto.
Lo compresero gli Egizi che fecero del Gatto una divinità che siede nell’Olimpo degli dei.
L’origine di questo felino risale al periodo terziario, circa 50 milioni di anni fa.
È discendente del Felis sylvestris libica, il Gatto africano.
Ed è proprio in Africa, nell’antico Egitto che si è instaurato il sottile legame esoterico tra l’uomo e il Gatto.
Qui era considerato la manifestazione terrena di Bastet, la dea della salute e divinità protettrice della fertilità, della maternità e delle gioie terrene (danza, musica e sessualità), rappresentata con il corpo di donna e la testa di Gatto.
Infatti dalle immagini dipinte o scolpite nelle raffigurazioni di tombe e templi è possibile vedere come la dea Bastet era considerata.
Dea del canto e della danza, della prolificità degli uomini e degli animali.
Protettrice della maturazione delle messi e dei frutti e dea dell’amore.
Nella sua mano sinistra, spesso veniva raffigurato un amuleto sacro a forma di occhio di Gatto, l’utchat, che aveva poteri magici.
Questo amuleto veniva riprodotto nelle decorazioni delle case, dove proteggeva da furti, malattie e incidenti, nei templi e nei gioielli.
Tenuto al collo proteggeva i viaggiatori e regalato agli sposi era auspicio di molti figli.
Questo animale era venerato come un essere sacro.
Chi lo uccideva era punibile con la morte.
Quando un Gatto passava a miglior vita veniva imbalsamato.
Successivamente la sua tomba era posta in un necropoli destinata esclusivamente a questo animale.
Nel Medioevo, la fortuna del gatto, sembro’ scemare, specie se si trattava di gatti neri.
Infatti, la comparsa della diceria che vuole il gatto nero portatore di sfortuna, nasce in questo periodo della storia umana, in quanto si riteneva che accanto ad un gatto, specie se sconosciuto, potesse esserci una strega invisibile o che lo stesso felino fosse in realtà’ proprio una strega trasformatasi in gatto.
Il colore nero, poi, rimanda esattamente all’oscurità’, all’incognito, al pericolo, alla volontà’ da parte di queste “malefiche” donne di colpire nascondendosi.
Per cui, l’associazione strega-gatto, risulta matematica, seppure non va’ allontanato nemmeno il connubio tra gatto e spirito.
Infatti, anche in epoca in cui le streghe spariscono dall’immaginario collettivo, la figura del gatto, come essere legato al sovrannaturale, continua a permanere, per cui spesso, un gatto sbucato da chissà’ dove, può essere la materializzazione sotto forma animale, di uno spirito umano.
La fama sinistra di questo adorabile felino, soprattutto nei secoli passati era inoltre dovuto anche al fatto che i suoi miagolii vengono ad essere confusi con il pianto di un neonato, cosi’ come il suo intercedere silenzioso e l’imprevedibilità’ che lo contraddistingue, nonché’ la sua indipendenza, hanno contribuito ad alimentarne la fama sinistra.
Secondo una superstizione tedesca di eta’ medievale, la Holda, durante le sue battute di caccia
sfrenate nelle notti tempestose, durante le quali spaventava i bambini, amava girare con un carro trainato da due gatti.
La Berchta, dea delle bestie e delle filatrici degli antichi germani, amava anch’essa compiere i suoi giri notturni per controllare il lavoro delle donne in prossimità’ del solstizio d’inverno, accompagnata da gatti.
Quindi, tra tutti gli animali scelti dagli spiriti per materializzarsi nel mondo dei vivi, il gatto è certamente il preferito.
Facendo un salto nei nostri giorni, vi sono esempi di materializzazioni di spiriti sotto forma di gatto anche in testi di illustri studiosi di paranormale.
Nel libro “Apparitions”, di Cecilia Green e Charles McCreey (1975), viene raccontato una interessante apparizione di un gatto-spirito.

Vi si legge:

“Circa 2 anni fa, a causa di lavori di ristrutturazione mi trasferii in un’altra stanza a pianterreno in cui si trovavano una grande poltrona di cuoio e un piccolo sofà’.
Là vidi spesso qualcosa che sembrava un gatto nero saltare giù dal bracciolo della poltrona e sgattaiolare fuori dalla stanza; a un certo punto lo raccontai a mia figlia diciannovenne, la quale mi riferì’ di aver visto anche lei la stessa cosa.
Da allora, un paio di volte lo abbiamo visto entrambe nello stesso momento.
Confrontammo le nostre osservazioni sul percorso seguito dal gatto.
Non saltava sempre giù’ dalla poltrona, a volte appariva da dietro l’angolo della stanza, camminava come una papera davanti al camino fino all’altro angolo, dove non c’era la porta, e là spariva come se niente fosse.
Non lo abbiamo raccontato a nessuno, e cioè perché avevamo paura che non saremmo più’ riuscite a trovare una domestica, se si fosse saputo in giro che la casa era infestata.
In ogni caso, un giorno la domestica che veniva a casa nostra tutti i giorni mi disse: ” Penso di essere matta, mi immagino sempre di vedere il suo gatto saltare giù dalla poltrona ogni volta che entro nella stanza”. (Abbiamo un grosso gatto nero).
Poi, un’altra domestica qualche tempo dopo mi disse: ” Ma lei ha due gatti? Avrei giurato che il micio mi fosse passato davanti in corridoio, ma quando sono arrivata in cucina l’ho trovato placidamente sdraiato la’ a dormire”. ( Noi abbiamo un gatto solo!).
Quando poi la donna riferisce al marito del misterioso gatto fantasma che appare e scompare, l’uomo le risponde:
”Ah, quel gatto! Ho visto spesso un’ombra nera come quella nel giardino d’inverno, ma non ho mai detto niente perché’ non ero proprio sicuro di che cosa fosse e non volevo spaventarti.
…Questo animale sembra avere una grande paura degli esseri umani, e scappa via proprio come fanno i gatti quando si spaventano.”

Successivamente gli autori riportano il testo di una lettera scritta dalla stessa donna qualche tempo dopo:

” Mia figlia si e’ sposata sette anni fa e si e’ trasferita a 4 miglia da qui.

Le ho detto: “Lo sai, non ho più’ rivisto il gatto fantasma da quando te ne sei andata”, al che lei mi ha risposto: ” Oh, l’ho portato via con me. Io continuo a vederlo”.

In un testo più’ antico, risalente addirittura al 1894, vene raccolta la testimonianza di un’apparizione di gatto fantasma.
È da sottolineare, che il testo in questione, ”Report on the Census of Halluzinations”, di Eleanor Sidgwick, viene scritto e diffuso in un’epoca in cui, anche illustri scienziati si occupano con le loro ricerche di questi avvenimenti misteriosi.

Il protagonista della storia tratta da questo libro, e’ un enigmatico gatto bianco:

“Era l’inizio dell’estate 1884, e noi eravamo seduti in casa come al solito per il pranzo, era mezzogiorno.
Mentre stavamo chiacchierando, vidi mia madre fissare improvvisamente qualcosa che stava sotto al tavolo.
Guardai anche io, per vedere se avesse fatto cadere qualcosa, e mi sentii dire: ” No, ma mi domando come abbia fatto quel gatto ad entrare nella stanza”.
Guardai sotto il tavolo e fui sorpresa di scorgere un grosso gatto bianco d’angora accanto alla sedia di mia madre.
Ci alzammo entrambe, ed io andai ad aprire la porta per fa uscire il gatto.
L’animale marciò intorno al tavolo, sparì silenziosamente attraverso la porta e quando era a metà strada nel corridoio si voltò e ci guardò.
Ci fissò per un momento con i suoi occhi verdi e poi sparì, come una nebbia, proprio sotto i nostri occhi.
A prescindere dalla modalità’ della sua sparizione, fummo entrambe d’accordo che non poteva essersi trattato di un gatto reale, perché’ non avevamo mai posseduto un gatto del genere e neanche ne conoscevamo uno che corrispondesse a quella descrizione. E cosi’ questa apparizione lascio’ in noi una sensazione spiacevole.
Questa impressione fu poi ulteriormente rafforzata l’anno seguente, nel 1885, quando ci trovammo a Lipsia da mia sorella sposata ( la figlia della signora Greiffenberg).
Un pomeriggio, al ritorno da una passeggiata, aprimmo la porta dell’appartamento e nel corridoio fummo accolte dal medesimo gatto bianco.
Ci precedette e ci fissò con lo stesso sguardo malinconico.
Quando arrivò alla porta della cantina ( che era chiusa), scomparve nuovamente nel nulla.
Questa volta lo aveva visto per prima mia madre, ed entrambe fummo impressionate dal carattere sinistro e inquietante di questa apparizione.
Anche in questo caso il gatto non poteva essere stato reale, perché in tutti i dintorni non c’era un gatto simile a quello”.
Il gatto, dunque, spesso visto come un demone malvagio nell’antichità’, o venerato come divinità’, o ancora scelto dagli spiriti per visitare i vivi, qualora non lo siano essi stessi, essendo un animale prettamente empatico, riveste nel mondo dell’esoterismo il ruolo di protettore energetico, capace di allontanare la negatività.
Con la sua eleganza, e’ simbolo del mistero e del femminile.
Legato alla Luna, alla terra, all’umido e alla notte, simbolo di libertà, ha il raro dono di percepire prima che avvengano, calamità e scorgere eventuali presenze immateriali presenti nell’ambiente.
Il Gatto conosce istintivamente i segreti del benessere e dell’armonia, infatti i monaci zen ritenevano che era in grado di “mostrare la Via”.
Gran parte delle sue eccezionali qualità dipendono dai sensi.
Un udito super fino, un olfatto prodigioso, una vista che funziona anche al buio, sono “strumenti” talmente sofisticati da permettere a questo felino di “vedere” una realtà molto più ampia di quella che è alla nostra portata.
Per questa ragione in passato era considerato un essere soprannaturale e c’era chi lo venerava come un dio, come gli antichi egizi, e chi invece lo riteneva diabolico e infernale come accadeva nel Medioevo.

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