L’ibisco
L’ibisco è una pianta perenne originaria delle zone tropicali dell’Asia e dell’Africa ma, in epoca moderna, è coltivata anche in paesi dal clima moderato. Lo conoscerete sicuramente con il nome di karcadè (o Carcadè).
Dai suoi fiori viene realizzato, infatti, il famoso infuso che trovate pressoché in qualsiasi supermercato.
L’aspetto è quello di un piccolo albero che raggiunge un altezza massima di circa 2,5 metri.
Le sue foglie sono profondamente ‘lobate’ (3 o cinque lobi per foglia) e i suoi fiori sono bianchi o giallo pallido con una macchia rosso scuro alla base di ogni petalo.
Sono caratterizzati da un calice dal colore rosso vivo e carnoso, che si ingrossa durante il processo di fruttificazione.
I frutti, rossi e succosi, maturano nel mese di settembre.
Il fiore di ibisco, con i suoi colori vibranti e i suoi petali intricati, affascina da tempo le culture di tutto il mondo. Al di là del suo fascino estetico, questo fiore versatile occupa un posto speciale in varie pratiche e tradizioni magico / spirituali.
In molte culture, il fiore di ibisco simboleggia diverse virtù, qualità e aspetti della vita.
Nell’Induismo, l’ibisco è spesso associato alla dea Kali, che rappresenta la trasformazione e la rigenerazione.
Nella cultura hawaiana, l’ibisco è il fiore di stato e simboleggia la bellezza, l’ospitalità e il rispetto. Questo simbolismo costituisce la base per le sue applicazioni spirituali.
Il fiore di ibisco è spesso usato come offerta in vari rituali spirituali e religiosi.
Nelle pratiche indù e buddiste il fiore viene offerto alle divinità come simbolo di devozione e resa. Si ritiene che i colori vibranti e la natura delicata dell’ibisco attirino energia positiva e benedizioni divine durante questi rituali.
Alcuni praticanti spirituali incorporano i fiori di ibisco nelle pratiche di meditazione e di allineamento energetico. Si ritiene che l’energia vibrazionale del fiore aiuti ad allineare i chakra e promuova un senso di calma e concentrazione. Visualizzare o lavorare con l’ibisco durante la meditazione può servire come strumento per la trasformazione interiore e la crescita spirituale.
In alcune tradizioni, i petali di ibisco vengono utilizzati per la divinazione e la lettura degli oracoli. La forma, il colore e i motivi dei petali vengono interpretati per ottenere informazioni su eventi futuri, prendere decisioni o ricevere guida dal regno spirituale. Questa pratica è spesso utilizzata da sciamani e divinatori in varie culture.
Si ritiene che l’ibisco possieda proprietà curative, sia fisiche che spirituali. In alcune pratiche, il tè all’ibisco viene consumato per purificare il corpo e promuovere il benessere. Inoltre, l’energia purificatrice del fiore viene utilizzata nei rituali spirituali per rimuovere energie o blocchi negativi e creare un ambiente armonioso.
L’associazione del fiore di ibisco con la bellezza e gli aspetti affettivi, lo rende un ingrediente popolare negli incantesimi e nei rituali d’amore volti ad attrarre partner romantici o a migliorare le relazioni esistenti.
Si pensa che il suo aspetto vibrante e la sua fragranza seducente aumentino trasporto verso le persone desiderate e passione.
I fiori di ibisco sono la base di una buonissima bevanda estremamente dissetante dal sapore gradevolmente aspro e dall’intenso colore rosso.
Il calice carnoso di questi fiori, come vi dicevo, in arabo è chiamato karcadè, nome che viene usato spesso anche per fare riferimento alla bevanda ottenuta per infusione dei fiori stessi.
Oltre ad essere buono in purezza, è un’ottima base per bevande dissetanti e facili da preparare: con zucchero e menta, con aggiunta di spicchi di frutta e agrumi o diluito con succhi di frutta.
Infatti, i calici commestibili di Hibiscus Sabdariffa (nome scientifico dell’ibisco) sono da tempo usati nella medicina popolare per curare molti disturbi ed esistono tanti studi, sia in vitro che in vivo, che ne hanno evidenziato i benefici per la salute umana.
Gli effetti terapeutici sono stati associati alla presenza di molti componenti bioattivi, tra cui acidi fenolici, flavonoidi, antociani, acidi organici e sono riassunti da un’interessante revisione della letteratura che mostra come, sotto forma di estratti, infusi, decotti o capsule, i calici di HS possano essere utilizzati come terapia naturale per prevenire e controllare diverse problematiche di salute, ad esempio, l’ipertensione; i valori elevati di colesterolo, trigliceridi e glicemia; il sovrappeso e l‘obesità.
Soprattutto, questo lavoro mette in evidenza l’attività antipertensiva del karkadè, riportando vari studi che mostrano che il consumo quotidiano di due tazze di infuso di HS oppure di 2 capsule a base di polvere di HS, sia al mattino che alla sera per circa un mese, è in grado di avere un impatto positivo sulla pressione sanguigna sistolica e diastolica con un effetto simile a quello dei farmaci.
Secondo gli autori, l’Hibiscus Sabdariffa potrebbe essere “un’alternativa naturale disponibile, facile da preparare e a basso costo per controllare la pressione arteriosa in soggetti ipertesi da lievi a moderati senza effetti avversi”. Invece, sarebbero necessari ulteriori studi, con dosi su larga scala e più elevate, per convalidare efficacemente le proprietà ipolipemizzanti e ipoglicemizzanti di questa pianta e anche per trovare il dosaggio ottimale per la riduzione del peso corporeo e il miglioramento della steatosi epatica.
Nella letteratura scientifica sono riportate diverse altre importanti proprietà fitorapiche del Karcadè.
Le riporto, sommariamente nei punti che seguono.
- Antiossidante
- Antiproliferativa
- Citotossica
- Neuroprotettiva
- Ansiolitica e antidepressiva
- Antinfiammatoria
- Antianemica
- Apatoprotettiva
- Gastroprotettiva e Antiulcera
Sono state segnalate anche importanti proprietà antibatteriche, antivirali e antiparassitarie; la cosa positiva è che, negli studi clinici finora fatti, non sono stati segnalati effetti avversi.Si tratta, per la maggior parte, di studi in vitro e in vivo che hanno coinvolto animali (topolini, conigli, criceti, gatti e porcellini d’India); tuttavia, secondo quanto finora osservato, i ricercatori ritengono che ci sia già una buona base scientifica per approfondire ulteriormente e avvalorare l’utilizzo di questa pianta nella pratica medica.
La prima parte di questo articolo è originale di chi scrive su questo blog, mentre la seconda parte (quella inerente agli aspetti fitoterapici), è tratta da un articolo di Valentina Bennati pubblicato su www.comedonchisciotte.org