La donna-foca

Chi segue quello che scrivo sa che oltre ad argomenti legati all’esoterismo e alle scienze di confine mi piace proporre al mio pubblico dei racconti che, comunque, hanno sempre come filo conduttore una dimensione misteriosa ed onirica.
Quella che condivido con voi questa sera è una leggenda poetica ed affascinante ricca di magia e sentimento  con degli spunti filosofici di fondo realmente interessanti.
Auguro, a chi vorrà, una piacevole lettura.

– – –

C’era una volta, nelle fredde terre del nord, un cacciatore stanco stava tornando a casa, a tarda notte. Il suo viaggio lo portò vicino alla riva del mare, dove la luna piena bagnava le acque e le sabbie brillavano bianche come una perla.
Attraversò i cespugli e poi, con suo stupore, vide tre bellissime donne danzare nude, dove le onde si increspavano attorno ai loro piedi sottili.
Incantato, il cacciatore si fermò ad osservare, e gli sembrò che una la musica inquietante suonasse nella leggera brezza marina.
Abbassò lo sguardo e lì sulla sabbia giacevano tre pelli di foca, una per ciascuno delle graziose ballerine. Il cacciatore aveva sentito storie di donne-foca, i cui occhi profondi tradivano il fatto di avere anime umane.
Esso era solo e desiderava che una moglie condividesse con lui le sue notti.
Guardò di nuovo le adorabili ballerine, e d’impulso afferrò una delle pelli e la nascose sotto la su giacca.
Le allegre danze stavano finendo.
Con risate argentee le donne saltarono per recuperare le loro pelli, scivolando dentro di loro e tuffandosi tra le onde.
Solo una, la più bella di tutti, non riuscì a trovare la sua pelle e la cercava in preda ad un panico sempre più crescente.
Il cacciatore allora decise di rivelarsi alla donna-foca.

“Ho la tua pelle”, le disse. “Vieni con me e sposami.
Ti restituirò la pelle dopo sette anni, e puoi fare come ti pare. ”

In segreto, il cacciatore credeva che la donna-foca sarebbe stata così felice con lui che avrebbe rinunciato a tutti i pensieri del freddo oceano a favore del calore del suo cuore.
Egli non capiva il richiamo delle onde e della loro ‘inquietante’ musica.
Così la fanciulla a malincuore acconsentì alla proposta e se ne andò con il cacciatore, e tutto sommato vissero abbastanza felici insieme.
Diede al cacciatore un figlio e lo amò molto, ma la sua pelle divenne secca e screpolata ed il suo bel viso assumeva un aria sempre più triste.
Alla fine dei sette anni affrontò il marito e gli implorò la restituzione della sua pelle di foca
Ma lui si arrabbiò moltissimo. “Vuoi lasciare tuo figlio?” La sfidò. “Andresti e spariresti tra le onde?”.
La donna-foca divenne ancora rassegnata e triste, i suoi occhi divennero sempre più grandi fino ad assomigliare a grandi pozze.
Eppure essa non riusciva a versare alcuna lacrima, perché alcuni dolori sono troppo grandi per piangere.
Suo figlio l’amava molto e faceva tutto il possibile per tirarla su di morale.
Sentendo i genitori parlare esso venne a sapere la verità su sua madre.
Incapace di sopportare il pensiero della sua infelicità, prese a seguire furtivamente suo padre, fino a quando un giorno lo vide scavare un baule contenete la pelle di foca e controllare che questa fosse intatta, poi occultò nuovamente il baule.
Il ragazzo era felicissimo. Adesso poteva far sorridere sua madre.
Aspettò che suo padre fosse fuori a caccia e tornò dove era sepolto il baule contenete la pelle. Rapidamente, lo scavò e corse con il contenuto da sua madre.
Come brillavano i suoi occhi grigi quando vide la sua pelle.
Abbracciò con amore il suo ragazzo e corse verso la riva dove scivolò nella sua pelle dirigendosi verso le acque.
Il ragazzo la rincorse le corse gridando: “Mamma, non lasciarmi, per favore portami con te!”
Per un istante la donna-foca esitò, quindi afferrò il ragazzo, soffiò in lui il suo magico respiro e lo portò con sé, sotto le onde.
Nel mondo sottomarino, il ragazzo imparò molte cose meravigliose, assorbendo la saggezza e la grazia del popolo di sua madre.
Ma egli sapeva di non poter restare per sempre, poiché il suo destino era nel mondo terreno, con suo padre.
Quando fu il momento giusto, sua madre lo riportò sulla riva e, baciandolo per l’ultima volta, si congedò tristemente da lui.
Il cacciatore devastato nel cuore fu felicissimo di rivedere il suo ragazzo e lo aiutò ad adattarsi ancora una volta alla vita sulla terra.
Ma ogni volta che il ragazzo guardava la sabbia illuminata dalla luna, poteva sentire la presenza di sua madre.
Alla fine riuscì a diventare un rinomato musicista ed il suo più grande piacere, quando non era in qualche parte del mondo per qualche concerto, era sedersi sulla spiaggia e suonare mentre il popolo delle foche cavalcava e ballava lontano sulle onde.

L’immagine che accompagna il post è un illustrazione di Jessica Greving: ‘The selkie Maiden’

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