Incantesimo per l’ospitalità

Se state attendendo qualcuno che deve venire a farvi visita, organizzando una cena fra amici, una serata romantica, un incontro d’affari o qualsiasi altra occasione nella quale dovete offrire ospitalità a qualcuno questo piccolo incantesimo, derivante dalla tradizione della magia popolare, potrebbe fare per voi.
Le origini di questo rito derivano dai tempi della antica Roma dove il sette giugno si teneva la festa della ‘Vestalia’ in onore, proprio, della Dea Vesta.
La Dea Vesta era l’antica Estia dei greci.
Era la Dea del focolare domestico, la primogenita di Crono e di Rea, sorella maggiore di Zeus. Il suo culto è antichissimo ma il mito è praticamente dimenticato.
Si sa che, corteggiata da Poseidone e da Apollo, la Dea ottenne da Zeus di poter mantenere per sempre la sua verginità, in cambio ottenne grandi onori e il culto in tutte le case degli uomini e nei templi.
Suo attributo è il focolare e il fuoco sacro. Narra ancora il mito che quando Hermes, cioè Mercurio, assurse all’Olimpo, la Dea gli cedette il posto alla mensa degli Dei perché schiva anche dei banchetti, il che fa pensare a un’antica Dea declassata, una Grande Madre.
Ovidio scrisse nei sui Fasti:

“Per lungo tempo credetti stoltamente che ci fossero statue di Vesta,
ma poi appresi che sotto la curva cupola non ci sono affatto statue.
Un fuoco sempre vivo si cela in quel tempio
e Vesta non ha nessuna effige, come non ne ha neppure il fuoco.”

“Io sono Colei che è, e nessun uomo ha mai sollevato il mio velo.”, cantavano le sacerdotesse della Grande Madre, colei che non poteva essere raffigurata, Per questo Vesta non ebbe mai immagini, era la Dea Primigenia, tanto è vero che i Romani, nell’onorare gli Dei, riservavano al sacrificio a Vesta il primo posto, doveva sempre essere onorata per prima. I Sabini, che seguivano il calendario lunare delle società matriarcali, e sapevano di divinazione e magia, portarono a Roma il culto di Vesta, già onorata ad Albalonga, la corrispondente romana di Estia, e di Quirino che fu associato a Romolo divenendo Romolo Quirito.
Alcuni autori hanno supposto che la trasformazione del nome Estia in Vesta derivasse dall’associazione Venus-Estia, legati poi in Vestia (V-Estia) e poi ancora in Vesta, cosa non improbabile perché anche Venus-Afrodite fu in tempi molto remoti una Dea Madre, esattamente come Estia.
Nel primo giorno dell’anno, una fiaccola portata dal tempio di Vesta portava il fuoco di ogni casa. L’accesso al tempio era vietato agli uomini, con l’eccezione dei Pontifex Maximus, a cui però era interdetto l’accesso al sancta santorum, dove si conservava il “Palladio troiano”, la statua di Pallade caduta dal cielo a Troia e condotta a Roma da Enea.
Fatta questa doverosa introduzione (le informazioni su Estia e Vestia le ho prese dallo splendido sito https://www.romanoimpero.com) necessaria per capire le basi portanti della pratica che vi sto per descrivere vi elenco i materiali necessari alla realizzazione.

  • Una candela bianca
  • Una ciotola o un piatto ignifugo (un pentolino di rame o un posacenere vanno benissimo per lo scopo)
  • Un accendino

Il giorno prima di accogliere i vostri ospiti verso il tramonto accendete la candela e tenetela per qualche minuto con la vostra mano abile, pensando alle persone che accoglierete il giorno successivo.
Quando la cera comincia a sciogliersi versatene alcune gocce nel vostro contenitore ignifugo.
Posizionate la candela sulla cera versata in modo che possa rimanere stabile ‘in piedi’.
Ora recatevi con la vostra candela nei pressi di una vostra finestra da cui potete scorgere il tramonto.
Appoggiate la candela accesa (fate sempre molta attenzione) e rivolgendo, ancora una volta, il pensiero ai vostri ospiti dite con solennità le seguenti parole (o simili):

“Il fuoco ci riscalda, il fuoco ci guida, il fuoco illumina la nostra strada.
Casa felice, focolare felice, l’ospitalità è qui per restare. “

Rimanete vicino alla finestra finché il sole non è tramontato e poi spegnete la candela.
Vedrete che il tempo che passerete assieme ai vostri ospiti vi darà notevoli soddisfazioni.
I resti della candela li potete, se lo desiderate, riutilizzarli (altrimenti potete tranquillamente gettarli nell’indifferenziata).

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