Oggi non vi propongo materiale nuovo (troverete domani in tarda serata il nuovo articolo), ma rimetto in evidenza, corretti, due articoli che erano un po’ nascosti nella mole di materiale disponibile in questo blog.
Ho diversi post che risultano poco indicizzati o abbozzati, provenienti dalle precedenti incarnazioni di questo blog (in primis leuviah.org realizzato con un caro compagno d’avventura che ora non c’è più) da ripristinare dall’oblio ed ogni tanto (come avrete notato) riesco a recuperarli e a riproporveli rinfrescati e rimpaginati; del resto è dal 2010 che il vostro Haimi scrive più o meno costantemente di esoterismo e di argomenti che fanno parte ‘dell’altra parte dell’essere razionale’
_ _ _
Lo skyclad (letteralmente ‘vestirsi di cielo’) è il termine che nella tradizione originaria della Wicca (quella che si rifà alle correnti Gardneriane e Alexandriane) indica la nudità rituale.
Dal quindicesimo secolo l’immagine di streghe che danzavano nude (vestite d’aria) sotto la luna piena è stata associata alle orge e al culto satanico.
Per questo nella maggioranza delle ‘coven’ si evita la nudità nei riti , dimenticando però il profondo fondamento di questo modo di approcciarsi alle cerimonie.
La decisione di danzare o meno vestite d’aria non è un’obbligo rituale la decisione è lasciata alla singola persona o alla congrega.
Come adoratrici della Dea e dei suoi munifici doni terreni, molte streghe si liberano degli abiti per integrarsi quanto più possibile nell’ambiente circostante.
La dea Aradia (secondo gli scritti di Leleand è figlia di Diana, la dea della luna, e di suo fratello Lucifero.) ingiunge alle sue seguaci di incontrarsi prive di abiti ogni plenilunio per venerarla con questa promessa :
“Sarete liberi dalla schiavitù; e quale segno di autentica libertà, sarete nude e a vostro agio; e danzerete, canterete, festeggerete, farete musica e all’amore, tutto per rendermi lode”
La nudità nella tradizione wiccan rappresenta “la verità che va più a fondo della consuetudine sociale”; inoltre compiere riti senza abiti è per le streghe un modo per creare intimità e abbandonare le maschere sociali, perché in quel modo si evoca più facilmente il potere ed il corpo umano è di per se sacro.
La nudità indica che la strega è fedele alla verità piuttosto che a una qualunque ideologia o consolante illusione.
Nei rituali assieme alla coven (la coven è la congrega, il proprio gruppo con il quale si svolge l’Arte) essere nudi significa essere completamente in confidenza con gli altri membri, fratelli e sorelle nell’Arte, si ha completa fiducia in loro, si è nudi e “indifesi” ma non ci si preoccupa di questo. Togliersi gli abiti significa spogliarsi del quotidiano, ed entrare in un’altra dimensione, quella magica del rituale; ci si spoglia della “maschera” di tutti i giorni e si mostra il vero se’, le energie fluiscono meglio, se il corpo non è schermato dagli abiti.
Sarete liberi dalla schiavitù !
E cosi’ diverrete tutti liberi!
E come segno della vostra vera libertà
uomini e donne nei vostri riti
sarete tutti nudi.
Fino a che non sarà’ morto l’ultimo degli oppressori.