Il Dio cornuto.

Uno dei simboli più famosi che troviamo nella religione Wicca è quello del ‘Dio cornuto’ che potete vedere nella figura che accompagna questo articolo.
‘The Horned God’ è il simbolo che nella Wicca e nel neopaganesimo in generale ne completa la dimensione duo-teistica. Esso rappresenta l’unione perfetta del divino e dell’animale o della natura (compresi gli umani).
Analogamente ai tre aspetti della Dea, anche il Dio cornuto ha tre fasi: il Padre, il Maestro, il Saggio.
La genesi della credenza e del culto del ‘Dio cornuto’ l’ho illustra questo articolo di Fabio Casalini che questa sera condivido con voi:

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«…dove dormono gli ultimi dei Fanes i quali, quando giungerà il tempo promesso, si desteranno e usciranno alla luce del sole e faranno risorgere lo splendido regno dei loro antenati»

L’uomo apparve durante il periodo definito paleolitico, termine che deriva dal greco come insieme delle parole antico e pietra. Il Paleolitico fu il primo periodo della preistoria in cui si sviluppò la tecnologia umana con l’introduzione degli strumenti di pietra.
Cammineremo nel tempo alla ricerca del rapporto tra l’uomo e il sacro.
Quanto conosciamo della religiosità degli antichi abitanti?
Poco o nulla.
Le informazioni di cui disponiamo si riferiscono a pratiche di sepoltura rituale, dove l’uomo antico cospargeva le ossa dei morti con l’ocra rossa, sostituta del sangue. Il rapporto con il sacro non si concluse con le pratiche funerarie poiché l’uomo iniziò a decorare grotte e caverne con diverse simbologie. All’epoca dei primi decoratori potremmo far risalire la nascita di quella strana specie che ancora oggi conosciamo: l’homo religiosus.
Gli antichi culti primordiali si persero con l’evoluzione umana?
Esiste qualche possibilità che un antico culto sia sopravvissuto dall’età preistorica sino all’epoca moderna?
Le risposte attendono l’introduzione di una figura da molti conosciuta, il Dio Cornuto. Ancora oggi, e forse mai, non possiamo affermare che il culto di questo Dio sia sopravvissuto sino ai nostri giorni con rituali organizzati, ma è ampiamente dimostrato come in tutte le antiche religioni esistevano riferimenti alle corna legate alla sacralità. Possiamo, e dobbiamo, sottolineare che molte festività definite pagane furono assorbite da quelle cristiane, e che molti siti d’antichi culti furono coperti da chiese o cattedrali. L’antropologo James Frazer sottolineava che «le coincidenze delle feste cristiane con quelle pagane, considerate nel loro insieme, sono troppo precise e troppo numerose perché siano dovute al caso. Esse dimostrano il compromesso che la Chiesa, nell’ora del suo trionfo fu forzata a fare coi suoi rivali, vinti si, ma ancora pericolosi.»
L’egittologa Margaret Murray urlò al mondo la riscoperta di una religione pagana precristiana, legata alla fertilità, capace di sopravvivere sottotraccia per millenni, dalla preistoria all’epoca moderna. Il suo urlo fu accolto benevolmente dal pubblico, malamente da dotti, medici e sapienti.
Ogni storia dello spirito ha un inizio e una fine.
Nella Preistoria alcune cerimonie magico-religiose furono condotte da uomini con le corna, come rappresentazione di un Dio o di uno sciamano. Testimonianze si possono trovare in diversi siti archeologici, molti dei quali situati nella vicina Francia. A Chauvet, nella Sala del Fondo, un pendente s’innalza dal suolo a 1,20 metri. Gli antichi su questa struttura naturale riportarono un antropomorfo con le corna frontali, di bisonte, e occhi che sembrerebbero ripresi da insetti. Il pendente ha una forma fallica e si pone di fronte ad una cavità dalla forma vaginale. Queste pitture risalgono a 30000 anni prima della nascita di Cristo.
Una seconda testimonianza la troviamo nella zona dell’Ariage all’interno di una caverna definita il Santuario. La rappresentazione sembra descrivere un uomo vestito come un cervo oppure un essere per metà cervo e metà uomo. Margaret Murray così lo descrisse: «il dipinto rappresenta un uomo ricoperto da una pelle di cervo, che porta sul capo corna ramificate. La sua faccia è barbuta, gli occhi sono grandi e rotondi. Intorno a lui sono rappresentati alcuni animali sui quali il dio cornuto si colloca in posizione dominante». Analogamente possiamo ritrovare segni del passaggio degli antichi artisti nelle grotte di Gabillou, dove dipinsero un uomo con le corna di bisonte.
Le rappresentazioni del Dio Cornuto si dispersero con il progredire dell’umanità?
Nell’antica Mesopotamia possiamo rinvenire Assur, il dio principale dell’Assiria e patrono dell’omonima città. I simboli di Assur comprendono un disco alato con corna, che racchiude quattro cerchi che ruotano intorno ad un cerchio centrale. Fasci di luce cadono da entrambi i lati del disco. In una rappresentazione assira ha il disco montato sulla testa di un toro, esattamente tra le corna.
Nell’antico Egitto le corna non mancarono d’essere rappresentate. Il dio Amon, divinità della massima importanza che attraversò quasi tutta l’epopea dell’antico popolo egiziano, fu associato all’ariete poiché si ritrae con testa dell’animale cornuto o con le corna della bestia alle tempie. Un particolare ricordo di quest’iconografia la possiamo rintracciare in un cammeo di Alessandro Magno, dove il grande conquistatore è raffigurato con le corna di Amon.
Un particolare interessante riguarda Mosè, che per gli ebrei rappresenta il rabbino per antonomasia mentre per i cristiani fu la guida del popolo ebraico secondo il racconto biblico dell’Esodo. Mosè è rappresentato con le corna, fatto che ha destato un grande interesse a livello accademico nei decenni scorsi. Le corna sono, con molta probabilità, un errore di traduzione dal Libro dell’Esodo: «quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui». Il problema risiede in quelle parole: mentre scendeva dal monte aveva il viso raggiante. In ebraico “karnan”, raggio, potrebbe essere stato confuso con “keren”, corna. Alcuni studiosi avanzarono una seconda ipotesi, che pone Mosè in relazione al Dio Amon. Nell’iconografia Amon è sovente rappresentato da un ariete con il disco solare tra le corna ricurve e, particolare molto importante, i suoi sacerdoti indossavano un copricapo con due corna posticce.
Mosè era un sacerdote del culto del Dio Amon?
Si spiegherebbero finalmente le corna.
Avanziamo nel tempo e riduciamo le distanze che dividono il Dio Cornuto dalle nostre terre.
Nell’antica Grecia dobbiamo nominare il dio Pan, Fauno nella mitologia romana. Pan era una divinità non olimpica dall’aspetto di un satiro legata alle selve e alla natura. Era riconosciuto come figlio del dio Ermes e della ninfa Driope. Il nome deriva dal greco paein, ossia pascolare. Pan era il dio pastore, il dio della campagna e delle selve. Era un dio potente e selvaggio, raffigurato con gambe e corna caprine, zampe irsute e zoccoli, busto umano, volto barbuto e dall’espressione terribile. Gli antichi greci lo vedevano vagare per i boschi, inseguire le ninfee mentre suonava e danzava. Vi è un aspetto della mitologia molto interessante e riguarda la partecipazione di Pan alla Titanomachia, ovvero la lotta condotta da Zeus e i suoi fratelli contro i Titani. In questa lotta si affrontarono due fazioni, quella capitanata da Zeus e quella dei Titani guidati da Crono. La Titanomachia durò dieci anni. All’interno del mito s’intravedono spiragli interessanti: quando Tifone, mostro generato da Gea e Tartaro, tentò di conquistare il monte Olimpo, gli Dei fuggirono terrorizzati in Egitto, dove assunsero forme di animali per nascondersi meglio. Zeus si fece ariete, divenne un Dio Cornuto. La lotta si concluse con la vittoria degli Dei dell’Olimpo. Zeus per ringraziare Pan fece in modo che il suo aspetto fosse visibile in cielo, creando il Capricorno.
Introducendo Pan, Fauno per i romani, mi avvicino al Dio Cornuto delle streghe / stregoni.
Il percorso ancora non è concluso, poiché all’appello manca l’approccio alla sacralità di quei popoli, europei, dalle cui ceneri nasceranno i culti che accompagnarono lo sviluppo del cristianesimo.
Nella mitologia celtica Cernunnos era considerato lo spirito divinizzato degli animali maschi cornuti, in particolare modo dei cervi. Era il Dio della fecondità, degli animali e della natura selvaggia. Dalle fonti archeologiche possiamo ricavare che Cernunnos era adorato nelle zone della Gallia, dell’Italia settentrionale e della costa meridionale della Britannia. Cernunnos, in qualità di Dio Cornuto, è figlio delle rappresentazioni parietali delle caverne francesi, che lo avevano preceduto di oltre 30000 anni. E’ il discendente della figura per metà cervo e metà uomo che gli antichi rappresentarono nelle pitture rupestri dell’Ariage o di Gabillou. La rappresentazione più antica si trova tra le incisioni rupestri della Val Camonica, in Italia, e risale al IV secolo prima di Cristo. L’iconografia più famosa di Cernunnos si trova sul Calderone di Gundestrup della Danimarca pregermanica e risalente al I secolo avanti Cristo. Alcuni studiosi ritengono sia stato trasportato in Danimarca, ove fu ritrovato alla fine del secolo XIX, dall’attuale Bulgaria, dove fu costruito da popolazioni d’origine celtica. Le raffigurazioni di Cernunnos sono notevolmente coerenti in tutto il mondo celtico. Il suo attributo più caratteristico è costituito dalle sue corna di cervo, ed è di solito raffigurato come un uomo maturo con barba e capelli lunghi. Cernunnos è quasi sempre raffigurato con degli animali, in particolare il cervo.
Per quanto concerne il cervo, le testimonianze più antiche di venerazione di questo animale risalgono al Paleolitico. Non lontano da Altamira, famosa per le grotte dipinte, un cervo fu sepolto in una buca ovale, coperto di ocra rossa e pezzi di argilla, insieme alle sue corna. Palchi di cervo, preparati per essere indossate come copricapo in danze rituali, sono state scoperte in Inghilterra e risalgono ad un periodo compreso tra gli 8000 e i 7500 anni prima di Cristo.
Non ho abbandonato Cernunnos al suo destino. Tracce del dio sopravvissero in epoca cristiana. Le tradizioni del Galles e dell’Irlanda contengono allusioni a questo dio, mentre in Bretagna, a Carnac, il leggendario San Korneli ha gli attributi di Cernunnos.
Nel 1862 accadde un fatto strano che modificò, per chi vuole comprendere la realtà delle cose, la visione di quanto accaduto nei secoli bui della caccia alle streghe.
Lo storico Jules Michelet decise di pubblicare La Strega, libro che ebbe una discreta fortuna. Michelet asseriva che i Sabba avvennero realmente, anche se in forma completamente diversa da quella che per secoli fu descritta nei libri di demonologia. Secondo la tradizione, il sabba era un convegno di streghe in presenza del demonio, durante il quale erano compiute pratiche magiche, orge e riti blasfemi. Lo storico spiegava che i fatti erano quelli riportati nei verbali dei processi dell’inquisizione ma che il diavolo non avesse senso d’esistere. Secondo lo studioso francese, sino al secolo XI i sabba sarebbero le vestigia delle antiche religioni sopravvissute grazie alle classi più umili, che potevano vivere liberamente solo la notte. A partire dal secolo XII, le danze notturne avrebbero assunto l’aspetto di uno sfogo contro l’oppressione della Chiesa di Roma e dei Monarchi. Nelle adunanze notturne il popolo ritrovava il senso di fratellanza, mangiando e bevendo sino a sazietà e maledicendo il clero oppressore.
Quali persone partecipavano al sabba?
Ovviamente le streghe.
Queste donne, che erano le depositarie di un sapere antico collegato alla terra, ai cicli lunari e stagionali, si ritrovavano a festeggiare solstizi ed equinozi. Al centro del loro rito vi era un Dio Cornuto che altro non era che l’incarnazione di Pan o del dio Toro, la raffigurazione di Cernunnos e compagno della Dea Madre. Il loro Dio era lontano dal dio cristiano che non aveva immagini ne connotati umani e neppure una lingua a loro comprensibile.
Un passo ulteriore ci spinge nella direzione della comprensione di chi si presentasse sotto le spoglia del dio cornuto alle adunanze. Altro non era che un sacerdote, che per anni era investito di questa sacra e rituale funzione. La chiesa di Roma decise di levare anche quest’ultimo spiraglio di libertà, trasformando i sabba in riti diabolici e il dio cornuto in Satana.
Pan, o Cernunnos, divenne la controparte sbagliata, e cattiva, del dio buono cristiano.
Questo fu l’ultimo passaggio della trasformazione delle antiche religioni agresti nella nuova, cristiana. La chiesa degli inizi dovette assimilare gli antichi Dei facendoli divenire, nella maggior parte dei casi, Santi e dovette cristianizzare i riti agrari che il popolo continuava a celebrare. Ancora prima chiese e cattedrali furono costruite sovrapponendosi ad antichi luoghi di culto. Oggi è facile, basta sforzarsi di cercare aprendo gli occhi, trovare segni sulle rocce alla base delle chiese.
La strega era il membro di un’organizzazione che sopravviveva al cristianesimo e che non aveva mai voluto porsi in contrasto a esso, anzi fu vero il contrario. La stregoneria è più antica del cristianesimo e riuscì a sopravvivere alle persecuzioni, sino a quando i cristiani non decisero d’eliminare, per il tramite del rogo purificatore, decine di migliaia di persone accusandole di pratiche diaboliche.
La paura di non poter sfondare in determinate zone d’Europa obbligò la Chiesa a confondere il dio cornuto delle caverne con Satana, estirpando i culti della fertilità che da sempre risiedevano nelle terre dalle quali veniamo.

«…e al loro Dio goloso non credere mai»

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