L’isola di Poveglia

Poveglia è probabilmente l’isola più spaventosa d’Europa, se non del mondo.
Una serie di attività misteriose sono state rilevate sull’isola e questo è (probabilmente) il motivo principale per cui oggi Poveglia è chiusa ai visitatori.
Essa si trova a sud della costa di Venezia, lungo il canal Orfano, in quel tratto della laguna fra la serenissima e il porto di Malamocco.
Ad oggi è un isola disabitata, non aperta al turismo e abbandonata all’erosione che ne riduce ogni giorno di più i confini.
Ma non sempre è stato così: storicamente questo piccolo lembo di terra ora immerso nell’oblio, ha vissuto i suoi giorni di gloria a partire dal secolo 800, quando in seguito all’uccisione del tredicesimo doge di Venezia Pietro Tardonico, accolse le famiglie dei 200 servi a lui più fedeli per concessione del doge Orso I Partecipazio.
L’isola crebbe nello sviluppo fino alla guerra di Chioggia, scoppiata nel 1379 fra le due repubbliche marinare di Genova e Venezia.
Poveglia, per la sua posizione strategica, venne sfruttata come avamposto militare e tutti i civili che la abitavano furono “cortesemente invitati” ad abbandonarla, per lasciar posto ai vari armamenti (ancora oggi, fra i ruderi, è riconoscibile l’ottagono).
Da allora, l’isola di Poveglia è rimasta pressoché inabitata e ha assolto alle funzioni più scomode e impressionanti.
Nel 1700, all’epoca della “morte nera” essa divenne un lazzaretto.
La peste colpì duramente l’Europa e a Venezia, al fine di evitare la diffusione della malattia il magistrato della sanità dispose che tutti i corpi sarebbero dovuti essere condotti sull’isola di Poveglia per essere bruciati e sepolti in fosse comuni.
Successivamente, il provvedimento si estese drammaticamente ai contagiati: Poveglia divenne l’isola della quarantena, dove individui ancora coscienti, a volte non ancora contaminati, venivano condotti a morire lontano da Venezia.
Uomini, donne e bambini morirono lentamente, consumati dalla malattia.
La testimonianza di questo strazio si trova nel terreno di Poveglia stessa, dove sotto placidi vigneti, vengono ancora oggi rinvenuti migliaia di corpi.
Nel corso degli anni intorno all’isola e ai sui suoi morti nacquero tante leggende, tutte legate a una sorta di essenza malevola di cui essa era ormai permea, radicata fin sotto terra.
Ma la storia degli orrori non si era ancora conclusa: nel 1922 a Poveglia venne eretto uno strano edificio la cui funzione è ancora oggi dibattuta; qualcuno è arrivato perfino a negarne l’esistenza. Di che edificio si trattava?
Da alcuni archivi risulta che esso svolse la funzione di casa di riposo per anziani.
Tuttavia i fatti e le testimonianze sembrano condurci ad una versione un tantino differente e cioè che l’edificio fosse una clinica per malati di mente.
Tale ipotesi è oggi la più accreditata, supportata in maniera schiacciante delle rovine del luogo che urlano la loro verità; “reparto psichiatria” è ciò che troverete inciso sulle pareti all’ingresso.
Il manicomio venne poi smantellato nel 1946, ma gli anni in cui esso fu attivo furono i più ricchi di avvenimenti e avvistamenti inquietanti.
Sembra infatti che i pazienti dell’ospedale fossero tormentati dalle anime dei morti di peste e che in quei periodi le richieste di trasferimento presso altri centri arrivassero numerosissime alla scrivania del direttivo.
Trattandosi di individui classificati come “malati di mente”, i loro racconti non vennero mai presi in seria considerazione e, anzi, funsero da pretesto per soddisfare i sadismi del direttore, che la leggenda ci descrive come un sadico lobotomizzatore.
I mezzi adoperati nel manicomio di Poveglia per la cura dei malati di mente sembra fossero atroci e primitivi, per le conoscenze di oggi.
L’isola era utilizzata come manicomio dove un medico pazzo faceva ogni tipo di orribili esperimenti sui pazienti.
La vicenda (sospesa fra fantasia e realtà) si conclude quando il medico tormentato a sua volta dagli spiriti di Poveglia, come accaduto per i pazienti in cura, mpazzì e si suicidò gettandosi dal campanile dell’isola.
Un’infermiera che aveva assistito all’accaduto raccontò che egli non morì con l’impatto col suolo, ma soffocato da una strana nebbiolina che si era propagata dal terreno fin dentro il suo corpo, lasciandolo esanime.
La campana fu poi rimossa, ma gli abitanti delle isole circostanti sostengono di averla sentita risuonare nella notte in diverse occasioni.

Seguimi!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Time limit exceeded. Please complete the captcha once again.