Api
Il post di oggi è un po’ particolare.
Nel mio girovagare per Internet mi sono imbattuto in un piccolo articolo ma che mi ha colpito e fatto
molto riflettere.
Leggendolo mi sono venute in mente le parole della famosa profezia attribuita ad Albert Einstein:
“Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
Siamo un tutt’uno con la madre terra e con il creato ed il nostro essere biologico e spirituale fanno parte di un insieme.
Anche le cose che riteniamo piccole ed insignificanti fanno parte di questo insieme e se un elemento di questo insieme viene rovinato e distrutto anche la singolarità ne soffre.
L’uomo moderno il cui credo principale è razionalità e tecnicismo esasperato ha dimenticato questo che però era ben chiaro alle generazioni prima della rivoluzione industriale e del ‘secolo dei lumi’.
L’ articolo che vi propongo di leggere parla proprio di questo.
La fonte del post che vi propongo è il quotidiano digitale ‘L’inkiesta’.
Notizie dolorose, eventi tristi, passaggi neri della vita.
Era in queste occasioni che nelle campagne del New England, negli Stati Uniti del XIX secolo, i contadini avevano l’abitudine di condividere il loro lutto con le api.
Proprio così: il rituale prevedeva di coprire (in parte) gli alveari con pezzi di tessuto nero mentre si comunicava ai loro abitanti, dopo aver bussato e con voce bassa e rispettosa, la brutta notizia.
Questa strana usanza, già in declino verso la fine del 1800, aveva comunque regole diverse a seconda delle regioni: come spiega nella sua opera sulle api del 1886 l’allevatore vittoriano Charles Fitzgerald Gambier Jenyns, il messaggio luttuoso non poteva essere consegnato a mezzanotte.
In altre zone doveva essere cantato (a basse voce), in altre ancora sussurrato e basta.
Il messaggio veniva ‘consegnato’ alle api utilizzando questa formula:
“Bees, bees, awake. Your master is dead, and another you must take (Api, api svegliatevi. Il vostro padrone è morto e dovete prenderne un’altro)”
Se le api ronzavano in segno di risposta questo era visto come un buon segno
Alcuni spostavano tutti gli alveari (segno del cambiamento) e altri, se la veglia funebre era in casa, li disponevano davanti all’ingresso.
Le ragioni di questo legame tra uomini e api nel lutto sono ignote. Secondo alcuni studiosi, risalirebbero a tradizioni di tipo celtico, poi trasportate nel Nuovo Mondo: qui avrebbero ritrovato, per qualche decennio, nuovo vigore.
A conferma di un’origine europea vengono documentati casi in cui le api vengono coinvolte per festeggiare eventi positivi, come i matrimoni.
In alcuni casi venivano date alle api anche alcune fette di torta.
In altri, soprattutto in Germania usavano gli alveari per drappeggiare il corteo (ma forse, in questo caso, si trattava di una sorta di compensazione per tutto il miele sottratto nei festeggiamenti).
In ogni caso, l’ape era considerata un animale di famiglia, una parte della casa, un essere da coinvolgere nelle situazioni più importanti, sia positive che negative.
Può sembrare buffo, oggi.
Ma è il segno di una consapevolezza diversa, forse espressa in modo strambo, del profondo legame esistente tra uomo e natura.
Quello che oggi, in un’epoca in cui le api rischiano di scomparire, ignoriamo in modo colpevole.