Le messe nere e i sacrifici dei leader mondiali nel Bosco Boemo.

Come lettura per il fine settimana vi riporto un racconto che ho trovato spulciando fra i miei appunti e che avevo già pubblicato per Leuviah.org.
Mi è venuto in mente di riproporvi questo pezzo perché oggi ho sentito una ‘strana notizia’ cioè che Beyoncé è stata accusata dalla sua batterista Kimberly Thompson di  praticare “stregoneria estrema” con “incantesimi a sfondo sessuale”.
Secondo la batterista, grazie ai suoi oscuri poteri Beyoncé era addirittura in grado di controllare le sue finanze e manovrare i suoi comportamenti.
Questa notizia non mi ha sorpreso in quanto è abbastanza risaputo che alcuni spettacoli delle pop star americane se si guardano con attenzione sono vere e proprie celebrazioni per ed in nome delle forze del percorso sinistro.
Tengo a precisare che questo pezzo non è scritto o tradotto da me, ma non saprei nemmeno darvi l’origine della fonte.
È
 la testimonianza (scritta anche in modo avvincente) di un rito pagano di ispirazione ‘Luciferina’ che si conclude con un sacrificio umano.
Questo rito si dice avvenga tradizionalmente nelle campagne di una località sita nel Nord California e pare che vi partecipino personalità e leader mondiali anche molto importanti e la cosa non è sorprendente.
È
 abbastanza noto che le società segrete americane (come ad esempio la Skull and Bones dell’università di Yale) abbiano fra i propri affiliati personalità potenti e che spesso l’ideologia su cui si fondano ha radici profonde nell’esoterismo vicino alla strada ‘Sinistra’.
Fatto questo preambolo non mi resta che augurarvi buona lettura.
Un giorno, un noto documentarista, di nome Alex Jones (a noi ben noto), si infiltrò nel Bosco Boemo e girò un documentario.
Fu la prima persona a immortalare le attività occulte dell’elite maschile del Club dei Boemi.
Il filmato è stato recentemente trasmesso su “Canale 4” nel Regno Unito.


Alex Jones:

“Mi appostai in quel bosco e attesi più di cinque ore.
Grazie a Dio sono riuscito a registrare tutto con la telecamera, altrimenti nessuno mi avrebbe creduto. Io stesso ho difficoltà nel credere a ciò di cui sono stato testimone.”

Da oltre 128 anni, nel mese di luglio, i più importanti leader di tutto il mondo fanno un viaggio fino a Sonoma in California.
Ogni anno, sulla stampa locale, compaiono articoli, che divulgano notizie, su fatti oscuri e occulti che sembrano accadere in quel luogo.
Alcune voci, narrano di un gruppo di uomini vestiti di roso e di nero che si radunano per compiere un rituale satanico.
Si dice che questi uomini immolino una vittima su un altare dinanzi ad un enorme gufo di pietra.Alex Jones aveva sentito parlare del Bosco Boemo e dei suoi misteri, così decise di recarsi sul posto e iniziare una ricerca.
Con sorpresa scopri che i maggiori media americani confermavano l’incredibile, tra questi vi erano: l’Associated Press, la Reuters, il Sacramento Bee e il Washington Times (quest’ultimo di proprietà del Reverendo S. M. Moon il santone che sposo Monsignor Milingo).
I capi di tutto il mondo si stavano veramente radunando nella campagna, presso le redwood-covered hills nel Nord della California.
“Fui irritato”, disse Alex Jones, “in più di 50 anni, non era circolato altro che una manciata di storie (quasi nulla di scritto) su ciò che accadeva nel Bosco Boemo e queste storie venivano classificate come semplici dicerie, ma in realtà nascondevano una verità pazzesca.”
Dopo avere viaggiato da Austin, Texas a San Francisco, Alex Jones e i membri della sua squadra, investigarono per tre giorni, prima di entrare nel Bosco.
Stimolato dal fatto, che (ogni mese di luglio) i militari pattugliavano continuamente l’area e che i Servizi Segreti la proteggevano, il 15 luglio del 2000, armato con due videocamere e vestito come un membro del Club dei Boemi, Alex Jones riuscì ad infiltrarmi nel Bosco, ove (si diceva) veniva svolta la macabra cerimonia.
Una delle domande più frequenti è: come hanno fatto Alex Jones e la sua truppe ad entrare nel Bosco?
Segue la trascrizione di un intervista fatta ad Alex Jones, che racconta come è riuscito ad infiltrarsi tra l’elite segreta del Club dei Boemi.
“Il Club dei Boemi risiede tra una serie di colline e rupi di grande pendenza. Le abitazioni costruite con tronchi d’albero, sono ben mimetizzate tra le gole della vallata.
Si accede dal lato Nord ed è l’unico punto d’ingresso.
La strada che porta al Bosco è (giustamente) chiamata la Bohemian Avenue.
Uno steccato di filo spinato circonda l’intero perimetro dell’area.
Ma il recinto è solo una protezione secondaria, il vero muro di protezione è formato dalle stesse colline.
Questa naturale protezione fa si che il Bosco sia raggiungibile da un unico punto.
Dopo aver lasciato la strada principale, siamo entrati tra gli alberi, allontanandoci solo per un centinaio di metri dall’ingresso.
Dopo avere scavalcato il filo spinato, ci siamo trovati in una sorta di fossato.
Potevamo procedere solo a piccoli passi, attraversando paludi e superando pendii.
Aggrappandoci a rami e a radici, superammo un alto argine.
E ci trovammo di fronte ad un ampio parcheggio, con molte Mercedes e Ford in sosta ..era il parcheggio degli impiegati.
Sempre nascosti tra gli alberi proseguimmo per un altro centinaio di metri.
A quel punto vedemmo un altro parcheggio, molto più grande del precedente, dove erano parcheggiate molte auto di gran lusso.
Questo era il parcheggio dei 2,000 membri del Club dei Boemi.
Attraversando il fossato, la palude, l’argine e la boscaglia, procedendo sulla destra, vedemmo due posti di blocco, consistenti in due cabine ai lati della strada con guardie che abbassavano o alzavano la sbarra di chiusura.
Decidemmo di superare i due posti di controllo, strisciando tra gli alberi posti tra il primo e il secondo parcheggio.
Ma presto ci accorgemmo che un terzo posto di blocco (il vero checkpoint) sorvegliato da una dozzina di guardie armate, sbarrava la strada.
Le guardie sembravano possedere la “gentilezza” che possedevano i soldati tedeschi nei vecchi film di Guerra.
A quel punto notammo che per trasferirsi dai parcheggi al Bosco, venivano utilizzate delle auto (aperte dietro e dotate di panche imbottite), che a mo di taxi collettivi, trasportavano i membri del Club dei Boemi e i loro impiegati.
Così uscimmo allo scoperto e salimmo su una di queste macchine e insieme a due anziani signori ci dirigemmo verso il posto di guardia principale.
Nei primi tre minuti di macchina ascoltammo un’interessante conversazione, i due anziani signori discutevano sul prezzo dei loro abiti cerimoniali.
Arrivati al posto di blocco, l’auto si fermò, quella che sembrava essere il capo delle guardie si avvicinò, guardò in viso gli anziani signori, sorrise e poi cambiando espressione cominciò ad osservarci, sembrava si chiedesse: chi sono costoro?, ma poi fece un cenno e un uomo alzo la sbarra, probabilmente ci scambiò per gli impiegati dei due signori.
Finalmente eravamo all’interno del Bosco Boemo.
Nel luogo da dove provenivano quelle storie di cerimonie occulte, quei racconti sui riti satanici e sui sacrifici umani di cui avevamo precedentemente sentito parlare.
Eravamo vicini a svelare l’arcano mistero.
Proseguimmo ancora per qualche minuto, poi la macchina si fermò.
La strada era terminata, ora dovevamo proseguire a piedi, lungo un sentiero che si spingeva fino in fondo alla gola e cercare un punto riservato, di osservazione.
Salimmo su per una scarpata, a circa 220 metri di altezza, ci appostammo, dalla nostra posizione potevamo vedere il fiume Russo e la piccola città di Monte Rio.
Non ci restava che aspettare il tramonto, con il buio avremmo potuto estrarre le nostre telecamere e filmare l’intera cerimonia.
A Nord della nostra visuale, vicino alla riva di un lago, dove sorgeva una serie di croci metalliche conficcate nel terreno, s’innalzava un enorme Gufo di pietra, incredibile, era alto almeno 30 metri.
Ora eravamo certi, avevamo le prove che molte delle dicerie in circolazione corrispondevano a verità, Il gigantesco Gufo esisteva davvero e anche l’altare esisteva davvero.
Dopo circa un’ora che ci eravamo accampati, vedemmo un uomo sulla settantina, sbucare dalla vegetazione, indossava un uniforme della polizia del reparto provinciale di Sonoma.
Probabilmente era lo sceriffo del luogo.
Una volta vicino mi guardò in faccia e usando una specie di codice, mi chiese: Lei era qui nel 1913? Lei è uno degli anziani?
Ovviamente no! Non potevo esserci avevo solo 27 anni.
Non potevo essere presente nel 1913.
Ma sapendo che quell’uomo ci stava esaminando, cercando di mantenere la calma, risposi: Si! Sono con gli Hillbillies.
Del Club dei Boemi fanno parte ben 95 diversi gruppi.
Ogni gruppo possiede il suo insediamento all’interno del Bosco.
Sapevo che questi insediamenti sono noti con il nome del fondatore del gruppo.
I gruppi più importanti sono quelli fondati da Henry Kissinger e Paul Volcker l’ex presidente della Riserva Federale.
L’insediamento che porta il nome di Hillbilly è il campo che ospita la famiglia Bush.
A questo gruppo appartengono molti membri dell’industria americana, dei media e della politica. Ascoltata la risposta, lo sceriffo sorrise, quindi disse: Godetevi la giornata.
Si voltò e se ne andò.
Dopo che l’uomo si fu allontanato, dissi a Mike (il mio compagno), dobbiamo andarcene da qui, dobbiamo trovare un altro punto d’osservazione.
Ci alzammo e ci incamminammo alla ricerca di un altro punto per bivaccare.
Mentre salivamo sui pendii all’interno della gola, voltandomi, notai due uomini con abiti e occhiali scuri che ci seguivano.
Appartenevano alla sicurezza, ai servizi segreti o a chissà cos’altro.
Rallentammo il passo.
Una volta vicini, ci chiesero i nomi.
Demmo due nomi fasulli e ribadimmo che eravamo membri del gruppo degli Hillbillies.
Uno dei due disse: “prendetevela comoda, non stressatevi e divertitevi.”
A questo punto, sicuri che ci avrebbero seguiti ancora, dissi a Mike, che forse era meglio raggiungere l’area più popolata, dove tutti i membri del Club dei Boemi erano radunati.
Giunti alla radura ci mischiammo con i presenti.
In un area, c’erano banchetti dove le persone potevano dissetarsi, bevendo delle bibite o del vino.
Più avanti, in un’altra area vi erano un centinaio di tavole pronte per far fronte ad una festa o ad un veglione.
Dissi al mio compagno: “dovremmo risalire il sentiero fino agli alloggi”.
Impiegammo approssimativamente 20 minuti per raggiungere i primi insediamenti.
Vedendoci arrivare a piedi, alcune persone ci chiesero perché non ci siamo serviti delle biciclette o dell’auto collettiva.
Rispondemmo che avevamo bisogno di fare esercizio, i nostri interlocutori, cominciarono a guardarci con sospetto, quindi ci allontanammo.
Dalla cima della collina potemmo vedere che alcune abitazioni erano vuote.
Entrammo in una delle baracche e ci mettemmo comodi e aspettammo il tramonto.
A un certo punto cominciammo a sentire uno strano canto provenire dal basso.
Ci alzammo e iniziammo la discesa.
Lungo il sentiero incontrammo molti uomini ebbri di vino che tra le sequoie giganti salmodiavano una strana canzone.
Era come qualcosa che usciva da un romanzo di fantasia.
Mi aspettavo di vedere un drago apparirmi davanti da un momento all’altro.
Appesi ai lampioni, cerano degli strani ed enormi crani, qua e la c’erano degli stendardi con disegnati dei Gufi dagli occhi enormi e un po ovunque si potevano vedere dei paramenti funebri.
Tutti gli ospiti del Bosco, usciti dagli alloggi, si stavano dirigendo verso la radura sulla riva Est del lago.
Decidemmo di andare avanti, di mescolarci con i presenti e di seguirli.
Cercammo di mantenere il passo con gli altri e di non distaccarci troppo dal gruppo.
Le nostre intenzioni erano quelle di trovare un buon punto di osservazione per poter riprendere il rito della cremazione.
Tutte le storie che si raccontavano in giro, su quel luogo, si stavano avverando.
Mentre giravamo intorno al lago, un uomo grosso, tutto bardato di nero, affiancandosi a noi, disse: tranquilli, non affannatevi, prendetevela comoda, gli affanni del modo sono fuori, camminate più lentamente.
Poi ci consegnò due brochure, sulla copertina (a piena pagina) compariva il Dio Moloch (il gigantesco gufo) con il corpo illuminato dalle fiamme del fuoco sottostante. In basso a sinistra si poteva vedere un piccolo demone, le cui iniziali erano P. J.
Che stava esaminando i resti di un corpo cremato.
Migliaia di uomini si stavano radunando sulla riva orientale del lago.
Alcune persone, vestite di rosso, stavano disponendo delle sedie lungo tutta l’area.
Ormai il Sole era tramontato, era così buio che non si riusciva a vedere l’altra sponda del lago. C’erano pipistrelli che svolazzavano e un nebbia naturale si ergeva dall’acqua.
Se il Conte Dracula dovesse trasferirsi in America, sicuramente sceglierebbe la Contea di Sonoma.
Tutto aveva un aspetto così sinistro, mi si rizzavano i peli del collo.
Guardando verso Ovest, notammo qualcosa di nuovo, che durante il giorno non c’era.
Erano stati portati del baldacchini neri.
Improvvisamente spuntarono sessanta sacerdoti, tutti bardati di nero.
Le loro facce erano truccate, tanto da sembrare dei defunti.
Uno di loro (quello in mezzo) portava la falce e tirava un carretto, con dentro una sagoma umana. All’improvviso le persone cominciarono ad urlare:

“Bruciamolo, diamogli ciò che si merita.”

Ciò che stavo osservando erano dei sacerdoti con il viso truccato e bardati di nero, che trainavano un corpo in un carretto.
La zona era illuminata dalle torce dei trenta sacerdoti che stavano davanti al carretto e dai trenta sacerdoti che stavano dietro.
Il lugubre corteo seguiva una pista contrassegnata da teli neri che pendevano dagli alberi. Per circa dieci minuti non accade nulla.
A parte le urla di alcuni signori anziani, che gridavano: “Si! Bruciate quel bastardo, uccidetelo, dategli ciò che si merita”, tutto il resto sembrava quieto.
Guardando verso Ovest, verso i baldacchini neri, potevamo vedere l’imponente idolo di pietra ergersi dalle tenebre.
L’attenzione di tutti era diretta verso i sacerdoti e all’uomo legato sul carretto.
Noi non sappiamo se si trattasse di una sagoma umana o di un vero uomo.
Il rituale assomigliava a quello eseguito dalla Società del Teschio e delle Ossa, che avevo visto in un documentario prodotto dal New York Observer.
In quel filmato si vedeva chiaramente che si trattava di un’effige umana, ma qui non sappiamo. Proprio non sappiamo.
Eravamo concentrati su quello che i nostri occhi stavano vedendo.
Improvvisamente l’enorme gufo si illuminò mettendo in luce un centinaio di sacerdoti.
Alcuni erano bardati di nero, altri di rosso, altri ancora di verde e alcuni d’argento.
Quello che sembrava un gran sacerdote recitava delle formule, invocando gli spiriti di tutte le vittime che erano morte ai piedi dell’idolo.
Fece molti scongiuri e molti gesti propiziatori, il tutto durò circa venti minuti.
Poi cominciò a parlare di Babilonia, dei sacrifici umani che venivano svolti a Babilonia.
Chi conosce la Bibbia, sa che i babilonesi erano usi sacrificare dei bambini al Dio Moloch, che raffiguravano come un gufo.
All’improvviso, il sacerdote che portava la falce tolse il corpo dal carro e se lo caricò sulle spalle e dopo aver fatto qualche passo lo depositò ai piedi dell’idolo, vicino al gran sacerdote, il quale cominciò a girargli attorno.
Altri due sacerdoti si avvicinarono e in modo molto macabro, cominciarono ad accarezzare il corpo sacrificale.
Una voce implorava pietà.
Ma essi gli rifiutarono la loro misericordia.
Allora innalzarono il corpo e lo deposero sopra l’altare.
Quello che vedevamo dalla nostra posizione era una forma umana ricoperta da un telo nero.
Sopra la vittima c’era una grande lampada di pietra che loro chiamavano ‘La fiamma eterna’.
Il gran sacerdote, prese una torcia e accese la lampada.
Di nuovo si udì una voce implorare pietà.
Il gran sacerdote, muovendosi a fatica (probabilmente a causa dell’età), senza rispondere, diede fuoco alla pira.
Poi disse che avrebbe letto i segni dei resti tra le ceneri.
Qui non siamo a Hollywood, qui stiamo assistendo ad una vera cerimonia (occulta) di antica origine babilonese.
Si udirono strazianti grida di dolore.
Poi tutte le croci metalliche che adornavano la riva del lago presero fuoco.
Ero testimone di qualcosa che rassomigliava all’inferno.
Croci infuocate, un enorme idolo, un altare, sacerdoti bardati di nero, di rosso, di verde e di nero e un corpo che bruciava urlando di dolore.
I leader di tutto il mondo, i banchieri, i titolari dei più importanti media, si erano riuniti per partecipare a quel macabro rituale.
Era l’alienazione totale.
Poi la cerimonia finì e gli uomini più anziani cominciarono a sparpagliarsi e risalire verso le abitazioni nascoste tra le sequoie giganti.
Avevamo visto abbastanza, decidemmo così di andarcene.
Uscendo dal Bosco, non incontrammo resistenza.
Camminammo dritti in mezzo agli agenti che pattugliavano la Bohemian Avenue.
Fu molto più facile uscire dal bosco che entrare.
Ci recammo nella città di Monte Rio e vedemmo molte persone illustri entrare nei bar e rimorchiare delle prostitute portate sul posto per l’occasione.”

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